martedì 20 settembre 2016

OGNI PAESE HA IL GOVERNO CHE SI MERITA

Diciamoci la verità, anche se dolorosa, se l’Italia è ridotta nello stato attuale, la responsabilità non è tanto  dei politici che l’hanno governata, ma degli Italiani che li hanno votati. Questo vale ovviamente per ogni Paese, ma l’anomalia del berlusconismo, della corruzione endemica, dell’inciucio permanente e del trasformismo è fenomeno tutto italiano.
Anzi, questa nostra peculiarità, con la globalizzazione,  ultimamente sembra aver contaminato anche altri Paesi europei, visto il crescere di malaffare, individualismo, ipocrisia e cinismo politico. 

In questo senso siamo stati dei veri precursori. Siamo riusciti ad esportare il berlusconismo a livello mondiale, con l’aggravante e contemporaneamente  il potenziale vantaggio che, almeno in Italia,  la possibilità di un  radicale e necessario cambiamento oggi  ci sarebbe.  Siamo gli unici, a parte forse la Spagna,  che siamo riusciti a produrre, come anticorpo, una consistente forza di opposizione alternativa al sistema.  

Certo, è innegabile che i media abbiano contribuito molto all’ immobilismo politico italiano e a condizionare il voto dell’elettorato,  con disinformazione e manipolazione delle notizie a favore  il potere  costituito. Spesso, anche i giornali più obiettivi,  ne hanno comunque fatto il gioco, offrendosi come cassa di risonanza,  come all’ epoca del berlusconismo. 

Il quarto potere e la sua mutazione genetica, con le sue degenerazioni schizzofreniche è del resto  visibile anche nei tanti eccessi  della campagna presidenziale americana,  gioca sempre più un ruolo fondamentale nella manipolazione dei cervelli. Ma questa non può essere una giustificazione  per i cittadini.
 Oggi, in rete, esistono strumenti di controinformazione ed   ogni cittadino, per quanto fragile o  privo di cultura,  avrebbe il dovere di informarsi, di uscire dalla sua pigrizia mentale, dalla tendenza a delegare ad altri e formarsi una coscienza critica. Qualcosa sta cambiando negli ultimi tempi  ma troppo lentamente. L’italiano medio resta, in troppi casi,  un “personaggetto”,  opportunista, a volte  disonesto intellettualmente,  abituato a salire sul carro del vincente e a seguire il gregge.  Qualcuno negli anni peggiori del governo Berlusconi  lo ha definito, forse non a torto: il classico “italiota”.

D'altra parte,  in un Paese dove tanti diritti e libertà sono state soppresse, senza che neppure molti se ne siano accorti, l’unica arma rimasta è appunto quella del voto e, quando prevale il voto “italiota”,  purtroppo tutti ne pagano le conseguenze. Forse prima di votare, o astenersi, uno dovrebbe pensarci con maggior senso di responsabilità collettiva e non solo personale.
Dal tempo dei Guelfi e Ghibellini, siamo purtroppo avvezzi a dividerci  in fazioni contrapposte e tifoserie fuorvianti e gli Italiani non  hanno  mai avuto, salvo in situazioni limite della storia,  il coraggio di   mettersi in gioco e di superare la paura del cambiamento anche se necessario. Il suo conservatorismo e pigrizia lo spinge spesso ad una accettazione  che sfiora l’autolesionismo.

Possiamo dire che in Italia,  morto un berlusconismo se ne fa sempre  un altro.  Morto il renzismo, se ne farà  probabilmente un'alta copia, sotto la guida di un altro leader  della partitocrazia che,  proprio per questo, è oggi riunita per cambiare la legge elettorale in chiave anti-m5s senza che nessuno si indigni .più di tanto. Lo si considera normale. Capite bene che, se si arriva a truccare anche le regole del gioco alterando il voto, senza che quelli che  dovrebbero essere i garanti  dei principi base della democrazia intervengano o  la gente  si mobiliti nelle piazze ( un ricordo ormai lontano),  non abbiamo più speranza? 

Un'altra  dimostrazione evidente della passività  di troppi  Italiani sta nel fenomeno dell’astensionismo. Come se astenersi per protesta producesse dei frutti. Il potere in carica  gongola se il popolo bue si astiene perché, ovviamente,  diminuisce il rischio di perderlo a vantaggio dell’opposizione.

In questo quadro, per  quelli, come me,  che mai, in tanti anni, hanno votato per i partiti che ci hanno non governato, considerandoli  facce della stessa medaglia taroccata, ma li hanno dovuto subire, non resta che sperare in un miracoloso scatto d’orgoglio e di dignità che, ogni tanto, storicamente, si  risveglia anche il popolo italiano.  Non resta che sperare di “non morire democristiano,”  che maturi quella crescita di consapevolezza e coraggio di cambiare   che produsse  il risorgimento,  la lotta partigiana anti-fascista e, in seguito, quella Costituzione,  a garanzia di tutti i cittadini,  che ora poteri forti e loro burattini politici vorrebbero cancellare.

 Se non avverrà, almeno risparmiateci gli ipocriti  lamenti, lo sterile piagnisteo contro una casta politica ancora al potere. Ce l’avete messa voi.

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